martedì 20 dicembre 2011

Gingerbread Cookies

Gli omini di pan di zenzero sono dei tipici biscotti della tradizione anglosassone che si usa infornare soprattutto nel periodo natalizio per due ragioni: la prima, più ovvia, per gustarseli, la seconda per appenderli all'albero di Natale come decorazioni.
Per questo motivo possiamo trovarli, e nel caso crearli, nelle forme più svariate: stelle, casette, campane, a palla, ad albero ma la forma che più li contraddistingue è certo quella dell'omino, divenuto famoso anche grazie al film “Shrek” (tutti ci ricordiamo del dolce e tenero Biscottino).
Questi cookies non fanno certo parte della nostra tradizione culinaria perciò mi sembra giusto farveli conoscere attraverso queste poche righe.
Oltre a soddisfare il vostro palato, potrebbero diventare un passatempo per voi e per i più piccoli in attesa di Babbo Natale oppure dei regalini originali per amici e parenti.
Ingredienti per 8 omini (misure: 14cm x 7cm)
350gr farina 00
150 gr zucchero
150gr burro
150gr miele
1 uova
1 cucchiaino di bicarbonato
2 cucchiaini zenzero in polvere
1 cucchiaino cannella in polvere
1/4 cucchiaino noce moscata in polvere
1/4 cucchiaino chiodi di garofano macinati
1 pizzico di sale
Decorazione: 200gr zucchero a velo | 1 albume | coloranti alimentari

In un recipiente setacciate la farina e unite tutte le spezie in polvere, il bicarbonato e un pizzico di sale. In un’altra ciotola invece sbattete burro, zucchero e l'uovo, alla fine aggiungete anche il miele.
A poco, a poco unite a quest'ultimo composto la farina con le spezie.
Lavorate per bene fino ad ottenere una palla. Avvolgetela nella pellicola trasparente e mettetela a riposare in frigorifero per un'ora, un'ora e mezza.
Trascorso il tempo, aiutandovi con della farina per non far attaccare l'impasto al piano, stendete la pasta col mattarello. A questo punto potere dare sfogo alla vostra fantasia e creare le forme che più vi piacciono, ma ricordatevi di fare almeno un paio di omini altrimenti non si chiamerebbero omini di pan di zenzero!!!!Esisteranno in Italia le formine per biscotti a forma di omino?! A questa domanda dovrete rispondere voi.
Una volta tagliati infornateli in forno preriscaldato a 180° per circa 8-10 minuti.
Una volta sfornati, fateli raffreddare e una volta induriti dovrete decorarli.
Mi raccomando: devono essere duri, altrimenti si sfaldano.
Preparate la glassa sbattendo a neve l'albume e incorporando poco alla volta lo zucchero a velo. Ponete la glassa in tante ciotoline diverse e mescolate ciascuna col colorante alimentare scelto.
Date sfogo alla vostra creatività. BUON DIVERTIMENTO!

sabato 17 dicembre 2011

La mia prima marmellata

Ieri ho fatto la mia prima marmellata, una cosa piuttosto insolita per chi come me dalla cucina dovrebbe stare alla larga. Ma partiamo dal principio.
Domenica mattina ero al supermercato nel reparto frutta quando ho visto una bellissima ed economica vaschetta di cranberries. Mi sono detta: se mangi i mirtilli neri Eleonora vedrai che ti piaceranno anche quelli rossi; SBAGLIATO! In tutta onestà non credo neanche che si mangino ed io probabilmente ero l'unica a non saperlo.
Ho scoperto che se ne vendono moltissimi in questo periodo perché sotto le feste natalizie si usa mangiare come accompagnamento al tacchino una deliziona salsa di mirtilli rossi (i più pigri posso comprarla già fatta).
Io purtroppo faccio un pò parte di quest'ultima categoria e la preparazione di salse non è certo il mio forte, soprattutto se è la prima volta.
Alla fine ho optato per una più comune marmellata e dopo attente ricerche ecco la ricetta che ho usato:
500 gr. Mirtilli rossi
550 gr. Zucchero
1 mela
1 limone

Queste dosi sono per circa 4 barattoli di media grandezza.
Lavare i mirtilli rossi e lasciarli scolare, nel frattempo sbucciate e grattuggiate una mela e spremete un limone. Mettete il tutto in una pentola di acciaio e ricoprite con lo zucchero.
Cuocere per 45/50 minuti mescolando di tanto in tanto.
Una volta terminata la cottura potete invasare la vostra marmellata in barattoli sterilizzati facendo attenzione a non bruciarvi.
Se non sapete come sterilizzare un barattolo di vetro cercate su internet, troverete tutti i passaggi punto per punto, mi raccomando perché è molto importante!

Questo è il risultato...

venerdì 16 dicembre 2011

Ci sono Whiskey e Whisky - Parte 2

Vediamo alcuni tipi di whisky:
Il single malt whisky
Un single malt whisky è un'acquavite che proviene da un'unica distilleria e prodotto esclusivamente con malto d'orzo. Durante l'imbottigliamento può includere un whisky proveniente da una precedente produzione ma l'età presente sull'etichetta si riferisce al più giovane.
Il vatted malt
Nasce dall'incontro di malti prodotti da distillerie diverse ed è praticamente il risultato di un blending tra sole acquaviti.
Essi vengono etichettati come Pure Malt o Scotch Malt Whisky.
Un vatted malt può nascere per tipicizzare una determinata zona di produzione o, più spesso, per equilibrare le caratteristiche dei singoli malti.
Il grain whisky
Un grain whisky viene prodotto mediante una distillazione continua.
I cereali maltati vengono cotti a vapore sotto pressione: il distillato ottenuto possiede una maggiore gradazione alcolica e invecchia più rapidamente rispetto a un whisky di malto.
Il single grain whisky
Un single grain whisky è il prodotto della distillazione di un solo cereale.
L'età posta sull'etichetta indica il tempo trascorso nella botte dal whisky più giovane. 
Il blended whisky
Il 95% del whisky di malto prodotto è destinato al blending e soltanto la restante piccola parte viene commercializzata come single malt whisky.
Molti definiscono il blending un'arte e in effetti in questa fase l'uomo ha un ruolo fondamentale, scegliendo i malti che devono entrare a far parte della miscela e stabilendo per ciascuno di essi la giusta quantità.
Un blended è il matrimonio di diversi single malt whisky (da quindici fino a quaranta) con uno o più whisky di cereali.
Se nel blending la quantità di whisky di malto impiegata supera il 40%, il distillato viene classificato come super premium; se invece tale dose si aggira tra il 30% e il 40 %, il whisky si definisce premium. Il whisky classificato come special infine contiene una dose di malto che non supera il 30%.
Ci sono poi dei whisky chiamati first and second category, venduti normalmente nei supermercati, le cui percentuali di malto non superano rispettivamente il 20% e il 10%.
I cultori dei distillati si troverebbero benissimo qui a Londra, ecco per voi alcuni Bar specializzati:
-il Macdonald Bar
15 Eccleston Street
Belgravia
SW1W 9LX
Mon – Fri: 12pm - 1am
Saturday: 6pm - 1am
Sunday: Closed
Ristorante scozzese di Boisdale vanta 170 malt whiskies oltre ad una consistente selezione di sigari cubani.
-il Salt
Altro whisky pub

Ci sono Whiskey e Whisky - Parte 1

Con molta probabilità l'arte della distillazione si praticava in Irlanda e in Scozia già nell'alto Medioevo, tuttavia non esiste certezza di questa ipotesi. Si può comunque affermare senza problemi che sia il whiskey irlandese, sia quello scozzese, hanno alle spalle secoli di tradizione.
Uno dei primi documenti dove si fa cenno ad un distillato d'orzo in Scozia è un registro di uno Scacchiere scozzese del 1494, dove si parla della fornitura di “otto boll di malto a Frate John Corr per farci l'acquavitae” nome equivalente al gaelico “Uisge beatha”, che in irlandese gaelico diventa “uisce beathadh”.
Ci sono inoltre riferimenti storici ad attività di distillazione a Bushmills (contea di Antrim) che risalgono al 1494. Ma fu nel 1608 che venne ufficialmente concessa a questa zona la prima licenza al mondo per la distillazione del whiskey.
Ma quali sono le qualità di un distillato per acquisire la denominazione di whisky?
-Deve essere prodotto con acqua e cereali a una gradazione alcolica per volume inferiore al 94,8%
-Invecchiato in botti di capacità non superiore a 185 galloni US (1 gal=3,7 litri)
-Invecchiato per un minimo di tre anni dalla data di distillazione in una cantina doganale.
Esistono whiskey e whisky ma si tratta sostanzialmente di due distillati differenti.
Il whiskey è di malto irlandese ed il whisky è di malto scozzese. Essi condividono una lunga storia e perciò presentano parecchie somiglianze nel processo di produzione.
Tuttavia, oltre che per l'inserimento di una “e”nel termine whiskey, essi differiscono per almeno altri due aspetti importanti:
- la mancanza di gusto affumicato nel whiskey di malto
In Scozia l'orzo maltato viene a contatto con il fumo mentre viene fatto asciugare ed acquista per questo un gusto decisamente “affumicato” grazie alla torba. In Irlanda il malto viene tradizionalmente fatto asciugare in forni chiusi senza alcun contatto. La totale assenza di gusto affumicato nel whiskey di malto irlandese consente ai sottili aromi di malto e di miele di emergere.
- Il secondo aspetto è la tripla distillazione del whiskey di malto irlandese
In Scozia, il whisky è generalmente distillato due volte e una volta per il Bourbon.
In Irlanda la distillazione viene eseguita tre volte per rendere il prodotto finale più puro e morbido al palato.

martedì 13 dicembre 2011

V per Vendetta? No. G per Guy Fawkes

«Remember, remember the Fifth of November,
The Gunpowder Treason and Plot,
I know of no reason
Why Gunpowder Treason
Should ever be forgot.
Guy Fawkes, Guy Fawkes, t'was his intent
To blow up King and Parli'ment.
Three-score barrels of powder below
To prove old England's overthrow;
By God's providence he was catch'd
With a dark lantern and burning match.
Holloa boys, holloa boys, let the bells ring.
Holloa boys, holloa boys, God save the King!»

Il mese scorso, per essere precisa il 5 di novembre, abbiamo assistito alla celebrazione annuale conosciuta come Guy Fawkes Night (and day). È una giornata di festa nel Regno Unito e nelle sue ex colonie della Nuova Zelanda, una parte del Canada e dei Caraibi.
Si commemora la sventata Congiura delle Polveri, quando un gruppo di cattolici tra cui Guy Fawkes progettò di far esplodere il Palazzo di Westminster nel pomeriggio del 5 novembre 1605, all'interno del quale si trovava il Re Giacomo I d'Inghilterra, famoso per la sua poca tolleranza nei confronti dei cittadini cattolici.
I festeggiamenti veri e propri consistono in spettacoli pirotecnici in varie parti della città.
Un esempio moderno di questo evento storico si trova nel film del 2005 V per Vendetta diretto da James McTeigue, tratto dall'omonimo graphic novel di Alan Moore e illustrata da David Lloyd.

«C'è molto più della carne sotto questa maschera. C'è un'idea, e le idee sono a prova di proiettile...»  

sabato 10 dicembre 2011

piccoli angoli di paradiso

Londra è la città che mi sta ospitando ormai da un anno, e molto probabilmente lo farà ancora per molto tempo. La prima volta che visitai il capoluogo inglese fu nel 2006 e ne rimasi folgorata; forse perché la immaginavo troppo diversa, troppo piena di tutti i possibili problemi e inconvenieti della grande città, insomma solo una megalopoli. 
Mi sono ricreduta il giorno stesso...
È una sensazione che secondo me è inutile spiegare, semplicemente perché o la si prova o non la si prova. Come quando si ama: o si ama o no, le mezze misure, le indecisioni, il forse i ma non contano.
Non è facile cambiare vita da oggi a domani, lasciare la propria casa, la famiglia, gli amici, per costruirsi un futuro, una propria indipendenza, una visione diversa di un mondo diverso.
Ci vuole coraggio per fare questo tipo di scelte, tutti vorremmo una vita facile, lavorare ma vivere con mamma e papà, senza cucinare, lavare, pulire casa, essere protetti e rassicurati dai vecchi amici, è giusto mi chiedo avere sempre le spalle coperte?
Io (e Fabio) abbiamo risposto a questa domanda un anno fà...Altri milioni di giovani da tutto il Mondo ogni giorno emigrano alla ricerca di qualcosa che per alcuni è un lavoro, per altri una necessità, per altri la guerra e la fame, per altri la sola voglia di conoscere o fuggire.
Londra mi ha accolta a briaccia aperte, mi ha guidata, mi ha incuriosita, mi ha insegnato a vivere con me stessa. Passeggiando da sola per le vie, alla ricerca di tutto e niente, del negozietto delle particolarità al ristorante di chissà quale nazionalità, oltre a scoprire un'infinità di meravigliosi angoli di pace ho capito quanto sia importante il saper vivere con se stessi.
Sono convinta che sarebbe potuto accadere in una qualsiasi altra città, perché no? 
Ma questa città, questo Paese per me hanno sempre rappresentato qualcosa di più, ed è per questo che, per il momento, è qui che voglio vivere.
Perciò ora che posso dire di conoscere Londra discretamente bene vi lascio intravedere alcuni di quegli angoli di paradiso che in una vacanza “tipo” a Londra non si usa visitare (Purtroppo!!!).
-The Old Chiswick Cemetery: situato lungo il fiume nel quartiere di Chiswick questo piccolo cimitero rappresenta la morte come la quiete dopo la tempesta. È fatiscente ma con classe, è semplice e inglese; se potessi scegliere dove essere sepolta sceglierei Chiswick.
Si, vicina al monumento di Ugo Foscolo, due stranieri in terra straniera.
Per chi se lo stesse chiedendo: si Ugo Foscolo è morto a Londra e la sua lapide era in questo sconosciuto cimitero, ma su richiesta del Re d'Italia le sue spoglie furono portate a Firenze. Anche la chiesa all'interno del giardino è un piccolo gioiello, di pietra e legno con un grande organo e un vecchio guardiano.

-The Old Chiswick Cemetery-
-Una passeggiata lungo il Tamigi sconosciuto: partenza Richmond destinazione Fulham. Un'ora o due di relax lontano dai rumori della città, per godervi la natura, il fiume e momenti di vita tipicamente inglese come il canottaggio, la corsa, le bevute ai pub, i pic nic.

-The Borough Market & Southwark Cathedral, situati nella riva sud del Tamigi vicino al London Bridge, sono secondo me una tappa immancabile. Il primo è un mercato culinario che abbraccia ogni tipo di cucina dal Mondo, potete trovare ogni tipo di spezie, marmellate, miele, dolci, formaggi, salumi.
Opening Times:
Thursdays 11.00 am-5.00 pm
Fridays 12.00 am-6.00 pm
Saturdays 8.00 am-5.00 pm
È inoltre un ristorante a cielo aperto, e se si ha voglia di “assaggiare”è il posto giusto!
La Southwark Cathedral o The Cathedral and Collegiate Church of St Saviour and St Mary Overie è proprio accanto al Borough Market e fa da cornice al ristorante a cielo aperto di cui parlavo poco fa. In stile gotico, è la chiesa madre della diocesi anglicana di Soutwark. Si può visitare gratuitamente e magari lasciare una piccola donazione, al suo interno domina la pace (nonostante ci si trovi nel cuore di Londra), la freddezza delle pareti in sasso è compensata dal calore delle candele e del legno. William Shakespeare, amava recarvisi di tanto in tanto, di lui rimane una statua commemorativa.
-Bancarella Borough Market-
-Kensington e St. Mary Abbots. Sebbene questa zona ora faccia parte del centro di Londra, fino al 1830 questo era un villaggio di campagna in cui si trovavano molte belle ville; tra di esse Holland House, il cui giardino forma oggi l'omonimo parco. Verso la metà del XIX secolo crebbe rapidamente tanto da essere assorbita dall'allora nucleo londinese.
Kensington High street è una delle vie principali di questo quartiere; conosciuta anche come la piccola Oxford street (anche se a mio avviso non hanno niente in comune), i suoi negozi sono esclusivi quasi quanto quelli intorno a Knightsbridge, ma se non siete interessati allo shopping, come nel mio caso, ci sono altrettanti luoghi da scoprire.
Per esempio la chiesa di St Mary Abbots, ricostruita nel 1872 dall'architetto Sir George Gilbert Scott in stile neo-Gotico Inglese. Circondata da un piccolo cimitero monumentale in questa chiesa si organizzano nel periodo natalizio dei concerti di musica sacra. All'ingresso incontrerete una signora che vi illustrerà, se volete, tutte le iniziative che la parrocchia sostiene ogni anno a favore dei più bisognosi e, sempre se volete, potete lasciare un'offerta o acquistare un pensierino nella bancarella allestita per regalare un Natale a chi è più sfortunato di noi.
Questo quartire ha inoltre la fortuna di essere circondato da due dei più bei parchi di Londra: Holland Park e i famosi Kensinghton Gardens, se è il verde che cercate qui ne troverete per chilometri. Mi correggo: qualunque cosa cerchiate in Kensington la troverete.
-Chiesa St.Mary Abbots-

domenica 4 dicembre 2011

another Christmas

Il Natale come festa religiosa è arrivato in Gran Bretagna nel 596 con i monaci agostiniani.
Prima di questa data analoghi festeggiamenti celebravano la nuova stagione dopo il solstizio d'inverno.
Già i druidi, i sacerdoti degli antichi popoli celtici, avevano attribuito ad arbusti come il vischio o l'agrifoglio le caratteristiche di perennità che ancora oggi molti popoli accordano loro.
I riti druidi rivivono nell'uso che di quelle piante si fa, durante il periodo natalizio, in tutti i paesi anglosassoni, dove corre l'abitudine di incontrarsi con gli amici per cantare di porta in porta canzoni auguraI i (le Christmas Carols) e scambiarsi ramoscelli sempreverdi.
In Inghilterra ormai le tradizioni natalizie non si distaccano molto da quelle degli altri Paesi.
Le strade vengono decorate con luminarie e festoni di piante sempreverdi, mentre le vetrine dei negozi e le finestre delle case sono ornate di neve artificiale e merletti che riproducono le geometrie dei cristalli di neve.
Su ogni porta viene appesa una ghirlanda come segno di buon augurio mentre i fidanzati si baciano sotto rami di vischio promettendosi eterno amore.
Babbo Natale è rappresentato secondo la tradizione, cioè come un vecchietto dalla lunga barba bianca con addosso panni di un rosso vivido bordati di pelliccia bianca.
Le piccole differenze si notano nelle azioni dei bambini.
Per i bambini inglesi il natale comincia già a novembre quando iniziano a scrivere la lista dei regali che vogliono ricevere. Da dicembre si inizia ad aprire il calendario dell’avvento, forse l'unica occasione in cui si vorrebbe che i giorni passassero più in fretta, e a due settimane da Natale si iniziano a decorare la casa e l’albero.
La sera della vigilia, i bambini appendono delle calze per Father Christmas e per ringraziarlo dei regali gli lasciano un bicchiere di latte e un dolcetto (Mince Pie, si tratta di una tortine di pasta frolla che contiene frutta secca, spezie, noci o mandorle a pezzetti, sugna e un po' di liquore di solito brandy o rum) e per la renna Rudolph lasciano invece una carota.
Il giorno di Natale è il più bello perchè si aprono tutti i regali che Babbo Natale ha lasciato dentro un sacco sotto all’albero, poi si sta insieme ai parenti mangiando il tacchino ripieno, il tradizionale Christmas Pudding e giocando con gli immancabili Crackers prontamente sistemati sulla tavola.
Alla fine del pranzo verso le 3 del pomeriggio in televisione si assiste tutti insieme al tradizionale discorso della Regina.
CHRISTMAS TURKEY
Ingredienti per 8 persone
Tacchino (circa 3 kg)
burro, 1 noce
pancetta, q.b.
sale
Ripieno:
rigaglie del tacchino
pancetta, 40 g
salsiccia, 100 g
mollica di pane, q.b.
mele, 3
castagne lessate, 250 g
prugne secche snocciolate, 100 g
burro, q.b.
sale, q.b.
pepe, q.b.
Preparazione:
Preriscaldate il forno a 220 gradi.
Tritate insieme rigaglie, pancetta e salsiccia; unite la mollica di pane bagnata e strizzata, le mele sbucciate a fette, le prugne ammorbidite in acqua tiepida e le castagne. Riempite il tacchino con il composto e aggiungete una noce di burro, sale e pepe. Cucite l'apertura, avvolgete il tacchino con le fette di pancetta e infornate con un po' di burro.
Cuocete per un'ora circa. Abbassate la temperatura a 180 gradi e lasciate cuocete ancora per un'ora e mezza circa. Ogni 15 – 20 minuti, bagnate il tacchino con il suo sugo di cottura. Quando mancano 15 minuti, togliete la pancetta e lasciate cuocete fino a far dorare la pelle.
CHRISTMAS PUDDING
Il Christmas Pudding viene preparato almeno quattro settimane prima di Natale in modo che il suo sapore possa maturare. Alcuni addirittura lo preparano da un anno all’altro!
In Inghilterra si usa nascondere delle monete sul fondo, prima di portarlo in tavola: è di buon augurio per chi le trova.
Ingredienti per 10 persone
200 gr margarina,
350 gr uvetta secca,
200 gr uvetta sultanina,
200 gr uvetta passa,
50 gr di canditi misti,
25 gr di mandorle tritate,
175 gr farina,
2 cucchiaini da thè di spezie miste in polvere,
cucchiaino da thè di noce moscata in polvere,
175 gr di briciole di pane fresco (pane al latte, senza crosta),
700 gr di zucchero di canna,
2 uova grosse, sbattute, la buccia ed il succo di 1 limone,
1 cucchiaio di melassa,
4 cucchiai di latte,
2 cucchiai di brandy,
1 stampo da budino dalla capacità di 1 litro, carta oleata, agrifoglio per decorare,
1 cucchiaio di brandy per flambare.
Preparazione:
Imburrate lo stampo da budino con abbondante burro ed a parte anche un foglio doppio di carta oleata che vi servirà poi da coperchio per il pudding. In una ciotola grande mescolate tutti gli ingredienti con un cucchiao di legno per circa 5 minuti fino ad ottenere un composto omogeneo e
riempite con questo la forma imburrata. Pareggiate la superficie che deve rimanere al di sotto del bordo per circa 2,5 cm e coprite con il doppio foglio di carta oleata (la parte imburrata rivolta verso l’interno) ben ripiegato tutt’intorno al bordo e legato con dello spago da cucina. Mettete il Pudding in una pentola e aggiungete dell’acqua calda in modo che ricopra la forma per 1/3.
Coprite col coperchio e fate cuocere a fuoco bassa per circa 6 ore non dimenticando di aggiungere sempre l’acqua calda che mano a mano evapora. Trascorso questo tempo, toglietelo dall’acqua e fate raffreddare. Sostituite poi il coperchio di carta oleata con un altro che legherete come il precedente. Conservate il pudding in un luogo fresco e aereato.
La mattina di Natale:
Riscaldatelo per circa 2 o 3 ore con lo stesso metodo che avete
usato per la prima cottura, ricordandovi di sostituire di tanto in tanto l’acqua che evapora.
Quando è ben caldo, rovesciatelo sul piatto di portata, decorate con l’agrifoglio, versate sulla cima un cucchiaio di brandy riscaldato in un pentolino e flambate a tavola.
Servite accompagnato dal Burro al Brandy.

Quest'anno passerò il Natale a Tellaro con tutte le persone che amo e questo mi basta, ma visto che ne ho la possibilità porterò con me un pò di Inghilterra...Non vedo l'ora!

il punto fermo

“Io ho curato le tue ferite. Ti ho lavato,
conosco il tuo odore, so quando hai la febbre.
Forse che per questo non ti amo?
Ogni giorno rassomigli di più al cadavere che un giorno diventerai
eppure ti amo sempre.
Quando morirai ti giacerò accanto
e con te rimarrò fino alla morte, senza cibo nè bevanda.
Ti putrefarai fra le mie braccia
ed io amerò ancora la tua carogna.
…perchè se non si ama tutto non si ama nulla.”
J.P. Sartre

sabato 3 dicembre 2011

Quello che manca

Una volta lui aveva detto qualcosa che lei non riusciva ad immaginare: gli amputati sentono dolori, crampi, solletico alla gamba che non hanno più. Così si sentiva lei senza di lui, sentendolo là dove non c’era più.
(Gabriel García Márquez, L’amore ai tempi del colera)

Manca una città che seppur piccola aveva tutto quello di cui avevo bisogno. 
Manca una via, un appartamento all'ultimo piano e le sue stanze, piccole da sentirle tutte mie. 
Mancano quei muri che mi hanno vista ridere a tutte le ore del giorno e della notte, piangere a tutte le ore del giorno e della notte, raccontarmi a tutte le ore del giorno e della notte. Mancano quelle persone, le mie persone. I loro herpes semestrali, le bollette mensili e i cicli più o meno regolari.
Manca quel balcone che ci ha sorrette nei momenti più difficili e ci ha coccolato nei momenti felici. Manca quello specchio che fissava le nostre facce ad ogni ora del giorno senza mai giudicare. Manca quella vita passata che sappiamo non tornerà. E crescere è questo...

mercoledì 9 novembre 2011

E' arrivato Leonardo Da Vinci

Leonardo da Vinci: Painter at the court of Milan” è il titolo della mostra ospitata dalla National Gallery da oggi 9 novembre 2011 fino al 5 febbraio 2012.
Si tratta della prima esposizione dedicata interamente al Leonardo pittore e più precisamente ai suoi studi sulla forma umana finalizzati alla perfezione pittorica. “Court of Milan” perché i lavori esposti si riferiscono proprio al periodo in cui Leonardo operava alla corte di Ludovico Sforza, duca di Milano, dal 1482 al 1499.
Per questo evento speciale sarà limitato il numero degli ingressi: solo 180 persone ogni mezz'ora. Speriamo di non dover aspettare troppo anche se ne varrà assolutamente la pena.
Prossimamente vi racconterò questa mia esperienza...A presto!
Per qualsiasi informazione:

domenica 6 novembre 2011

‘Oh Christ, I’ve got a right job here...’ Sir. Alex Ferguson 8 Novembre 1986

“A friend, mentor, an inspiration — it's everything. It's hard to believe that gaffer of all those years ago has gone on to the greatness he's achieved.
It's phenomenal, outrageous, what he's done. He's a born leader and his drive, even in adverse moments over the years, just ploughs through everything. He's the juggernaut of world football.
Alex Ferguson told me: I’m proud of you, kid”
Alex McLeish  
Aberdeen  1978-1986
“All I will say is that I think Ferguson will stay as the manager, after that, there will be more problems. Today, he is like Gandhi on the game side. With Manchester, I prefer to say, to think, to realise that Ferguson is a kind of genius. He had so many different generations of players now.
He’s 70 later this year and works with players 18 years old, but adapts himself to all generations”
Eric Cantona  


“He told us to remember what had got us to this place — the togetherness, the hard work the determination and character. There is no other manager who will come close to what he has done. He taught me a lot about seizing the moment.
That night we might have left it late but we seized the moment and thank goodness we didn't have to walk past that trophy without touching it”
Dwight Yorke  
Finale Champions League 1999
“It's not enough just to be a great player when you want to play for him. He puts you in the side because he has confidence in you as a player and because you have character.
That's exactly how he was and that's exactly how he still is. That's how he has been over the years and that's why he's been so successful.
He wanted to kill me at times, I'm sure. But he was a father figure to me and he was also the man who gave me the chance of playing for my dream club.
I have still got the picture in my house. It's one of my favourite pictures - me kind of leaning down signing the paper that was my first contract at United with him next to me. That is my best memory of Sir Alex”
David Beckham  

“...He was the perfect manager for me” Roy Keane

“Sir Alex is the man who can make or break you” Gary neville

“I was lucky Sir Alex Ferguson didn't get rid of me” Paul Scholes
Giovani 1992
“Sir Alex is a unique manager in the history of Manchester United.
Sir Alex is a unique manager in the history of English football and Sir Alex is a unique manager in the history of European football"
I really wish he stays in the job with the same happiness and ambition for many, many more years” 
 Jose Mourinho  

“He’s a genius. The number of times when you think he’s gone a bridge too far. Who would have said what the team would be now at the beginning of the season? But he’s done it. He’s not afraid to do it. Even when people thought players were too young, he didn’t. Cleverley’s come in and all the young lads have started to blossom. He just talks to them and they listen”
Sir. Bobby Charlton

GRAZIE ALEX...

venerdì 4 novembre 2011

Liguria: che cosa sta succedendo?

È la Liguria terra leggiadra.
Il sasso ardente, l'argilla pulita,
s'avvivano di pampini al sole.
È gigante l'ulivo. A primavera
appar dovunque la mimosa effimera.
Ombra e sole s'alternano
per quelle fondi valli
che si celano al mare,
per le vie lastricate
che vanno in su, fra campi di rose,
pozzi e terre spaccate,
costeggiando poderi e vigne chiuse.
In quell'arida terra il sole striscia
sulle pietre come un serpe.
Il mare in certi giorni
è un giardino fiorito.
Reca messaggi il vento.
Venere torna a nascere
ai soffi del maestrale.
O chiese di Liguria, come navi
disposte a esser varate!
O aperti ai venti e all'onde
liguri cimiteri!
Una rosea tristezza vi colora
quando di sera, simile ad un fiore
che marcisce, la grande luce
si va sfacendo e muore.

(Vincenzo Cardarelli, Poesie, 1936)

“L'origine di tutti i peccati è il senso d'inferiorità” Cesare Pavese

Credo sia giunto il momento di sfatare un luogo comune del calcio.
Mi è capitato molto spesso purtroppo di leggere, e anche su testate di tutto rispetto (probabilmente non posso dire lo stesso dei giornalisti in questione), che la Nazionale di calcio dei Tre Leoni non partecipasse alle competizioni mondiali perché sentendosi superiori per aver inventato il gioco del calcio, non volessero mescolarsi con le altre nazioni (inferiori).
Verificato il fatto che per alcune persone parlare senza conoscere è la regola costante della comunicazione, e cosa ancora più triste, ci ribadiscono allo sfinimento quei concetti che preferiremmo tenessero per loro. 
Oggi anche io dico la mia rispondendo alla domanda: Perché la Nazionale inglese non partecipò a ben tre edizioni del campionato del mondo?
L'origine del problema stava nell'attrito tra la FA (Football Association), l'organo di governo del calcio in Inghilterra, e la FIFA (International Federation of Association Football ), responsabile invece dell' organizzazione e gestione dei tornei di calcio più importanti a livello internazionale.
Attrito perché? La FA entrò a far parte della FIFA nei primi anni di vita della federazione internazionale intorno al 1906 e tuttavia ne uscì nella seconda metà degli anni Venti (1928) a causa di molte divergenze con i vertici soprattutto francesi dell'associazione.
Tra i principali motivi di attrito vi era proprio l'idea della FIFA di voler organizzare un campionato del Mondo di Calcio, questo secondo la FA avrebbe oscurato l'Home Championship e messo in crisi inoltre il sistema di amichevoli di lusso gestito proprio dalla potente federazione.
Vi erano inoltre abissali differenze di vedute sull'introduzione del professionismo nel gioco del calcio, tra l'altro fenomeno già ampiamente consolidatosi nel Regno Unito, ma visto ancora con sospetto dalla dirigenza mondiale che aveva ancora una visione più buonista dello sport:
"L'importante non è vincere ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene" Pierre de Frédy, barone di Coubertin
Perciò la nazionale dei Tre Leoni, “rappresentata” dalla FA, non partecipò alle prime tre edizioni dei mondiali di calcio come segno di distacco dalla FIFA (1930-1934-1938), non per manie di onnipotenza o superiorità della razza. A rappresentare al meglio questi ideali c'erano già la Germania di Hitler e l'Italia di Mussolini.
Si mantennero in vigore comunque le cosidette amichevoli di lusso contro le squadre più forti di allora, non per superbia ma per la voglia di battersi contro i migliori, sempre.
Possiamo quindi smetterla con i soliti luoghi comuni e magari cominciare a fare informazione come dovrebbe essere fatta: con le palle!
"Mi piacciono gli italiani, vanno alla guerra come fosse una partita di calcio e vanno a una partita di calcio come fosse la guerra..." Winston Churchill  

mercoledì 2 novembre 2011

Love words

My love is as a fever, longing still

For that which longer nurseth the disease,
Feeding on that which doth preserve the ill,
Th’uncertain sickly appetite to please.
My reason, the physician to my love,
Angry that his prescriptions are not kept,
Hath left me, and I, desperate, now approve
Desire is death, which physic did except.
Past cure I am, now reason is past care,
And frantic mad with evermore unrest;
My thoughts and my discourse as madmen's are,
At random from the truth vainly expressed:
For I have sworn thee fair, and thought thee bright,
Who art as black as hell, as dark as night.

(Sonetto 147 – W. Shakespeare)

lunedì 31 ottobre 2011

Trick-or-treating?

As spirits roam the neighborhoods at night,
Let loose upon the Earth till it be light...
Ho sempre pensato alla festa di Halloween come ad una farsa e per questo non ho mai provato particolare interesse nel travestirmi da strega, vampiro o zombie.
Probabilmente perché ho sempre avuto la netta sensazione che per noi italiani si tratti puramente di un altro giorno dell'anno per far spendere soldi alla gente in cavolate come zucche decorative, coltelli di plastica insanguinati, denti da vampiro e via dicendo.
Oggetti (tra l'altro di grande utilità!) che finiranno puntualmente in una scatola di cartone marrone dritti nel dimenticatoio, insieme ai tanti altri oggetti che non ci ricordiamo neanche più di avere ma che in compenso attraggono quantità di polvere da far concorrenza al famoso folletto Vorwerk.
Quello che non mi spiego è come faccia ad avere così tanto successo, soprattutto quando capisci quanto la nostra cultura sia diversa e in netto contrasto con quelle che sono le credenze e le usanze di Halloween.
Molti pensano che Halloween abbia avuto origine con la festa di Ognissanti, ma ciò non è vero. 
Ognissanti, che tra l'altro ha avuto origine nella Chiesa Cattolica, veniva inizialmente celebrata il 13 di maggio. 
Nell'anno 834 Papa Gregorio III spostò la data al 1 di novembre al fine di “convertire” la Germania, dove erano ancora radicate le tradizioni del mondo celtico, e che in quello stesso giorno celebrava la festa di Samhain, il principe della Morte.
I Celti credevano che in questo giorno gli spiriti malvagi dei morti ritornavano dall'aldilà per creare confusione e caos fra i viventi.
Ora che ci penso però i celti, e come loro altri popoli, non temevano i defunti (o meglio i loro spiriti), e noi?
Spalanchiamo le porte a queste feste per noi senza nessun significato e diamo sempre più meno importanza a quelle usanze, sopravvissute in alcune zone dell'Italia, di accogliere i morti lasciando del cibo sulla tavola apparecchiata.
Non esiste regione italiana che non abbia nella sua gastronomia tradizionale, un piatto di rito e dalla forte valenza simbolica dedicato al Giorno dei Morti.
Secondo la credenza popolare, nella notte tra l’1 e il 2 novembre, le anime dei defunti tornano dall’aldilà, ed il viaggio che li separa dal mondo dei vivi è lungo e faticoso, ed è per questo che vengono imbandite tavole in cui i propri defunti trovano ristoro, e per renderli benevoli verso i giorni a venire.
Inoltre si racconta che si possono vedere le anime camminare per le vie in ordine di dipartita: per primi coloro che morirono di morte naturale, poi i giustiziati, i disgraziati, i morti di morte repentina, e così via.
Siamo un Paese ricco di usi e costumi perciò mi chiedo: era proprio necessario italianizzare Halloween?
Credo proprio che ne avremmo potuto fare a meno....

PS: Venerdì sera ero ad una festa di Halloween in un locale tra l'altro molto suggestivo di Londra (Ah, e alla fine ho optato per un costume da vampiro). La cosa che però ha catturato la mia totale attenzione sono stati i, diciamo “bizzarri”, costumi scelti dalla quasi totalità delle ragazze, ovviamente in diverse varianti. Vediamone alcuni:
A- Infermiera sexy con il camice rigorosamente imbrattato di sangue.
B- Gattina sexy con tanto di coda, minigonna o pantaloni in pelle e tacco 14.
C- Coccinella. Si anche io non mi spiego la scelta di questo costume!!!
D- Zucche, ovvero minivestito arancione, tacco 14 e calze verdi (ma non tutte le avevano).
Mi chiedo, perché?

domenica 30 ottobre 2011

Il libro che mi cambierà la vita

La domenica non è il giorno della settimana che preferisco ma è l'unico che abbiamo a disposizione per curiosare ogni angolo di Londra. E così dopo colazione passiamo quell'ora circa a decidere dove andare e qual'è il percorso migliore per arrivarci. Uno potrebbe pensare che, visto che viviamo in una città così grande con così tante opportunità e cose da fare, la scelta sia facile. Ma non è così!
Stamattina, dopo il solito americano, e dopo aver constatato che quasi tutte le linee di metropolitana funzionavano (o meglio quella che interessava a noi), siamo partiti alla volta della TATE Britain:
The home of British art from 1500 to the present day.
Si trova nella riva settentrionale del Tamigi chiamata Millbank, poco distante dal Parlamento, ed è parte del complesso museale TATE del Regno Unito.
W. Turner - Regulus 1828/29
Alcune informazioni utili:
Apertura
Dal sabato al giovedì: 10.00 am – 6.00 pm
Venerdì: 10.00 am – 10.00 pm
Chiusa il 24, 25, 26 dicembre.
visiting.britain@tate.org.uk
L'entrata è libera, a pagamento sono solo le mostre principali.
Mostre
John Martin: Apocalypse
21 settembre 2011 – 15 gennaio 2012
£ 14
Barry Flanagan: Early Works 1965 – 1982
27 settembre 2011 – 2 gennaio 2012
£ 11

Questa galleria presenta la più grande collezione d'arte britannica al Mondo e ospita artisti britannici come Joseph Mallord William Turner, Thomas Gainsborough, John Constable, William Blake, David Hockney, Francis Bacon.
Millais - Ophelia 1851/52
Un percorso tra i colori, i paesaggi, delle tempeste spaventose, dei volti sconosciuti e di cieli nuvolosi. L'ala dedicata alle opere di Turner, la Clore Gallery, è stata in assoluto la parte più interessante e rilassante allo stesso tempo. Credetemi è stato un piacere dei sensi, e non credo solo per me.
La sezione più moderna del museo, denominata Art Now, si occupa invece di ospitare artisti e videoartisti contemporanei. In questa parte di piacevole, se devo dir la verità, non c'è stato nulla. Anzi mi sono imbattuta in una videoinstallazione dell'artista inglese Ed Atkins alquanto lugubre, il titolo la dice lunga: “A Tumour (In English)”. In English, perché? In Italiano sarebbe stato diverso? Comunque non è questo il punto, infatti oltre alla mediocre videoinstallazione, in regalo c'era anche un libricino di una cinquantina di pagine che esordisce con questa frase:

FREE (giusto per ricordarti che è gratis!)
This book will change your life:
it will conjure a tumour inside you.
In your colon, or perhaps your wet brain
or your left kidney, or
secreted within your right testicle.
Clustering inside your ovaries,
your pituitary, your breast.

Una lettura leggera. Capisco perché era gratis ma mando Atkins a quel paese ugualmente.
Il concetto di Arte che hanno certi artisti resta per me un mistero, e per questo motivo di curiosità.
Se vi capita di passare qualche giorno a Londra, la Tate Britain è una delle tante tappe obbligatorie.

PS: “A Tumour (In English)” resterà alla Tate fino al 10 gennaio 2012, magari venite a Londra dopo!  

domenica 26 giugno 2011

alla scoperta della Sardegna

L'arrivo dell'estate (si è arrivata anche a Londra!) mi fa pensare a quella stupenda terra che per molte estati mi ha ospitata: la Sardegna. Quest'anno passerò la mia prima estate “in continente” e anche se non si tratta dell'Italia ma del Regno Unito questo fatto, oltre a un po' di nostalgia, mi sta facendo pensare a quante cose sono cambiate nella mia vita, quante persone ho perso o sono lontane, a come sono diversa io da qualche tempo fa.
Quello che manca è troppo distante da qui...
«Questa terra non assomiglia ad alcun altro luogo. La Sardegna è un'altra cosa: incantevole spazio intorno e distanza da viaggiare, nulla di finito, nulla di definitivo. È come la libertà stessa»
-Tratto da “Sea and Sardinia” di David H. Lawrence-
La frase sopra citata l'ho trovata nel primo libro che ho letto appena arrivata a Londra; il racconto delle bellezze, del mare e della vita di una Regione che a me personalmente ha lasciata senza fiato. Non solo per i suoi colori contrastanti tra mare e campagna, neanche per la sua cucina dai sapori e odori particolari o per i suoi vini e distillati, per le sue numerose e radicate tradizioni o per la Lingua. Sono le persone a rendere speciale questo angolo di paradiso ed è per questa ragione che ogni volta la saluto a malincuore.
Per questa ragione oggi voglio dedicare questa pagina al paesino che ho nel cuore, e perché no farlo conoscere a tutti quelli che avranno voglia di leggere questo post.
SAGAMA
Ricordo ancora molto bene la prima volta che sono arrivata a Sagama (oltre al Cartello Stradale impallinato), la sensazione iniziale di smarrimento/isolamento è svanita quasi subito, lasciando spazio alla curiosità.
Questo piccolo comune della Planargia conta all'incirca 200 abitanti, è insediato al centro di una “conca naturale” formatasi tra due colline. La via principale Corso Vittorio Emanuele III attraversa orizzontalmente tutto il Paese, ad essa sono collegate le vie interne, tutte in ciottolato e delimitate dalle tipiche abitazioni a volte disabitate a volte fatiscenti. La vita di paese si svolge nella piazzetta centrale “Sa Piedade” (La Pietà) dove un tempo si organizzavano le feste paesane e adesso sede di un mercato ambulante.
All'entrata del paese, sulla sinistra, si può vedere un nuraghe1 “Muristene” in ottime condizioni, e più avanti nella parte bassa incontriamo la bellissima chiesa parrocchiale di San Gabriele Arcangelo edificata nel 1604 da maestranze sassaresi, mentre nella parte alta invece si trova la cinquecentesca chiesa di Santa Croce.
-Chiesa San Gabriele Arcangelo-
Più modeste ma di certo non meno “preziose” sono la chiesa del Carmine, nascosta tra le case, e quella campestre di San Michele.
Caratteristica di molti paesini della zone sono i cosiddetti murales, raffigurano solitamente scene di vita quotidiana e della tradizione e oltre a Sagama possiamo ammirarli a Flussio, Tinnura e Suni.
-Murales-
Poco distante dal centro molte colline ospitano numerosi vigneti e nel periodo della vendemmia tutto si anima di una frizzante frenesia che arriva fino alle cantine delle case.
I greggi di pecore non mancano, le vedi a passeggiare nella campagna che circonda tutto il paese, le incontri lungo la strada con il cane pastore ma soprattutto le senti con i loro campanacci.
E gli uomini se ne vanno a contemplare le vette delle montagne, i flutti vasti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l'immensità dell'oceano, il corso degli astri, e non pensano a sé stessi”
-Sant'Agostino-
In queste piccole realtà la vita è tranquilla ma non per questo più facile, tutto è distante dalla frenesia della città, i bambini crescono nella semplicità e gli anziani si godono il meritato riposo.
La gioventù per scelte di vita solitamente lascia il paese alla ricerca di un futuro e tornare di tanto in tanto è un piacere...
Chiunque abbia voglia di andare alla ricerca di luoghi curiosi e affascinanti credo che Sagama possa essere il posto giusto.

1 I nuraghes o nuraghi con plurale italianizzato - sono delle torri in pietra di forma tronco conica risalenti al II millennio a. C. circa, ampiamente diffusi in tutto il territorio della Sardegna. I nuraghi furono il centro della vita sociale degli antichi Sardi, detta appunto civiltà nuragica. Unici nel loro genere, costituiscono i monumenti megalitici più grandi e meglio conservati che si possano trovare oggi in Europa e sono unanimemente considerati come il simbolo più noto della Sardegna.