lunedì 28 febbraio 2011

il tè delle 5 p.m - Grazie Anna!

Un rito assolutamente imperdibile a Londra è quello del tè delle 5 p.m.
In tutta la Gran Bretagna sono tre i momenti della giornata dedicati alla famosa bevanda: la mattina durante l'english breakfast, l'high tea e l'afternoon tea. Ma tra tutti e tre è sicuramente l'afternoon tea a detenere il primato di rito più conosciuto e in voga degli ultimi tempi, a cui gli inglesi non potrebbero mai rinunciare.
E' una tradizione iniziata con la Regina Vittoria, tra le mura di Buckingham Palace, proprio il giorno della sua incoronazione nel 1838. 
Ma il rituale vero e proprio del tè delle 5 p.m. è nato dai "vizi" di un'altra donna: Anna, la settima duchessa di Bedford, sempre nei primi anni '40 dell'Ottocento. 
Tradizionalmente la cena, soprattutto in estate, non veniva servita prima delle 20:30, sicché la duchessa, nella sua dimora di Belvoir Castle, verso le quattro del pomeriggio colta da un certo languorino, cominciò a consumare da sola nel suo salottino il tè accompagnato con pane, burro e pasticcini. 
Piano, piano cominciò ad invitare nel suo salotto gli amici più cari fino a che questa pratica estiva, svolta inizialmente solo nei salotti di Belvoir Castle, divenne così popolare che la duchessa la portò anche a Londra. Questa pratica si consolidò poi durante tutto il XIX secolo, soprattutto nei salotti aristocratici e in Hotel prestigiosi.
Ancora oggi i famosi alberghi della capitale servono il tè come una volta: il Dorcester Hotel a Park Lane, il Claridge's Hotel in Brook Street, il Ritz al 150 di Piccadilly. E questi sono solo alcuni e, lasciatemelo dire, anche i più cari e assolutamente non alla portata di tutti. 
Per i piccoli cultori come me esistono realtà meno "cerimoniose" ma altrettanto affascinanti come per esempio il negozio Twinings, situato nello Strand al numero 216. Una chicca nel cuore di Londra, è stato il primo negozio al Mondo a vendere tè dal lontano 1706 e oggi è l'unico a vendere l'intera gamma di prodotti Twinings (circa 200 miscele). All'interno si trovano pareti di tè, dipinti e fotografie che ripercorrono la storia del marchio e cimeli storici, per non parlare del profumo incantevole che emana, si sente anche in strada. In una saletta all'interno è possibile anche sedersi e bere un tè, rigorosamente Twinings!
Per chi invece volesse semplicemente acquistare del buon tè, oltre al negozio storico della Twinings, in tutta Londra ci sono negozi della famosa azienda inglese Whittard of Chelsea che dal 1886 commercia le più svariate qualità di tè in confezioni originali e accattivanti. Infine non potete non andare alla Tea House, vicino a Covent Garden, che oltre ad avere particolari tipi di tè, soprattutto di provenienza cinese, vende anche bellissime teiere e tazze. 


"I don't drink coffee, I take tea, my dear" - Englishman in New York
Ecco come riassumere quello che il tè significa per gli inglesi, una parte fondamentale non solo della giornata, non solo tradizione ma vero e proprio simbolo patriottico. Basti pensare inoltre che un inglese consuma una media di 2,1 kg di tè all'anno, uno dei più alti tassi al Mondo insieme all'Irlanda e la Turchia.


Che dire infine...Mi piace l'idea che l'usanza dell'afternoon tea sia nata con le "voglie" di una giovane donna, magari di vent'anni, che stufa di bere il suo tè da sola cominciò a invitare le amiche, per quattro chiacchiere, magari per confidarsi o spettegolare. 
Qui a Londra non ho ancora avuto il piacere di rilassarmi in qualche bel locale con una buona tazza di tè, per ora ho sperimentato altre bevande. Però so che cosa significa passare delle ore, forse le più belle e sincere, seduta nella cucina di via Milano numero 7 a Pisa, sorseggiando tè, mangiando biscotti, parlando di sentimenti, vita, incontri, scontri, con le persone che amavo, amo ancora e che per questo mi mancano tantissimo, tutti i giorni. Era quello il piccolo salotto dove potevo rifugiarmi e dove sapevo di trovare le MIE persone; non ne avrò altri nella vita, non voglio altri salotti!
Perciò GRAZIE Anna!

sabato 26 febbraio 2011

"il calcio è lo specchio della società"

«Sono molto orgoglioso che i tifosi cantino ancora il mio nome allo stadio, ma ho paura che un domani loro si fermino. Ho paura perché lo amo. E ogni cosa che ami, hai paura di perderla» 


Questa frase è di Eric Cantona, ex giocatore di calcio e stella del Manchester United. Una dichiarazione d'amore ai sui ex tifosi, alla sua ex squadra.
E lo capisco perché provo anche io la stessa cosa, lo stesso affetto.
Si sono una devota di questo grande Club. Non mi definisco semplicemente una tifosa perché la concezione del "tifoso" che ormai abbiamo in Italia non mi rispecchia e soprattutto non la condivido. 
Perciò si, sono una persona che ama la propria squadra con tutta se stessa, la amo quando vince, piango quando perde, grido quando fa cose straordinarie e sorrido quando mi stupisce, ma soprattutto la rispetto. L'amore è questo, no?
Mi sono avvicinata a questa realtà da bambina, crescendo ho imparato quanto sia importante e sana la cultura inglese per il calcio e per lo sport in generale. Un'educazione sportiva che comincia da bambini, lo vedo ogni fine settimana qui nel parco di fronte casa dove molte squadre di piccoli calciatori vengono a divertirsi e allenarsi. 
Per le grandi squadre di calcio, a partire dalle serie inferiori fino alla premier, i valori restano gli stessi: rispetto per lo sport, rispetto per l'avversario e rispetto per i propri tifosi. 
Potrebbero sembrare concetti ovvi ma non è così, anche l'Inghilterra ha avuto i suoi problemi negli anni '80, probabilmente legati più alla politica che al calcio di per se, comunque per questo ha pagato e cosa ancora più importante ha imparato.
HANNO IMPARATO! Mi piace ripeterlo perché adesso sono addirittura diventati il modello da seguire. Non è strano?! NO, un popolo coraggioso impara sempre dai propri errori.
Chiunque si è avvicinato al calcio inglese ne è rimasto profondamente colpito, sia da giocatore sia da spettatore. Per conoscere davvero bisogna testare in prima persona, osservare e poi capire; io l'ho fatto e lo sto facendo ancora!
Mio padre mi dice sempre: "il calcio è lo specchio di un Paese, della sua società!" e in realtà è proprio così, il calcio è piccola cosa rispetto ai mille problemi che un paese può avere, ma se non si parte dalle piccole cose come si fa ad arrivare a quelle più grandi?! Poi, secondo me, la crescita interiore e la cultura dovrebbero sempre partire dal basso perché solo così possono sempre accrescere.
Mi chiedo allora: che popolo siamo noi italiani?
Tutto scivola via, niente sembra avere troppa importanza o essere abbastanza grave da sconvolgerci. La politica, la crisi economica, il lavoro, il calcio, tutto è sotto controllo, tutto va bene. Rimango ogni giorno sempre più basita dall'ignoranza e dall'indifferenza della classe dirigente, mi vergogno delle persone che mi rappresentano, e soprattutto è ora di dirlo a voce alta: l'Italia è in CRISI!
Ma in fondo che cosa posso aspettarmi?! Siamo un popolo così e ognuno ha quello che si merita.
Nel calcio? Bhè, non ce la passiamo sicuramente meglio! Gli stadi sono pericolosi e senza reali controlli, le società forti economicamente non permettono alle "piccole" di crescere, la classe arbitrale è sucube dei presidenti, le televisioni processano e condannano tutti e per finire i tifosi/teppisti hanno più voce in capitolo degli allenatori. Non credete che sia davvero assurdo?
Io si. Ed è per questo che mi sto guardando intorno per vedere che cosa pensano i nostri concittadini europei, un ultimo esempio? Il capitano del Milan Gennaro Gattuso la scorsa settimana durante la partita di Champion's League ha avuto la brillante idea (scattata da un momento di intelligenza e sportività!) di mettere le mani addosso al vice allenatore del Tottenham. In Italia è un eroe, volete sapere che cosa ne pensano qui? L'hanno definito un capitano indegno. Volete sapere che cosa ne pensa la UEFA? 5 giornate di squalifica.
Ma in Italia è un CAPITANO da cui prendere esempio.
L'Italia è fortunatamente il "caso raro" e se esistessero giornalisti seri, con un briciolo di dignità, insomma non servi, probabilmente direbbero le mie stesse cose. Purtroppo viviamo in un Paese anestetizzato, controllato da persone malate che non fanno di certo gli interessi dell'Italia, anzi vogliono farci crescere nell'ignoranza.
E' ora di svegliarsi perché alla fine il conto da pagare arriva sempre!


Ecco perché tifo e amo il calcio inglese...Perché è passione vera e sincera, perché non ho paura ad andare allo stadio, perché c'è rispetto e uguali diritti per tutti i club, perché combattono sempre, perché mi emoziono quando vedo quei bambini allo stadio che gridano come pazzi dalla gioia. Questo è tifo!
E lo United?...è storia, è leggenda...Quale altra squadra gioca nel "Teatro dei Sogni"?


Riflettiamo...


 

mercoledì 23 febbraio 2011

English Breakfast

Oscar Wilde una volta ha detto: "Solo gli ottusi sono brillanti la mattina a colazione"
Sicuramente io non faccio parte della categoria degli ottusi vista la mia poca capacità cognitiva mattutina, faccio parte invece di quella degli affamati.
Si, di solito di mattina la prima cosa che devo fare è mangiare, e ora che vivo a Londra da circa due mesetti questa voragine nello stomaco oltre essere aumentata notevolmente, si fa anche sentire piuttosto presto costringendomi ad alzarmi da letto.
Non servo certo io per dirvi che la prima colazione è il pasto fondamentale della giornata, e se c'è una cosa che ho imparato vivendo qui è proprio questo. 
Lo scrittore William Somerset Maugham diceva: "il modo migliore per nutrirsi in Inghilterra è fare colazione tre volte al giorno"; ed effettivamente l'English Breakfast vanta ormai da anni  fedeli seguaci e sostenitori in tutto il Mondo, sia per il suo apporto calorico sia per la sua bontà.
Secondo alcuni, sembrerebbe sia stata inventata dai fondatori del British Empire, la cosa certa invece è che divenne un vero e proprio rito, dalla City alle campagne. Le sue origini sono talmente forti e radicate nella cultura che ancora oggi in molte case nobili inglesi viene servita secondo il cerimoniale classico, ovvero come un menù a più portate. 


Una colazione all'inglese inizia sempre con un bicchiere di succo di arancia o mezzo pompelmo tagliato a spicchi e ricoperto di zucchero. Sempre secondo il programma dopo viene servito il porridge (fiocchi d'avena cotti in acqua e sale, serviti con una noce di burro, cosparsi di zucchero di canna e coperti di latte caldo) oppure i cornflakes in latte tiepido. 
La terza pietanza è la più importante, non a caso si trova al centro del cerimoniale. Si tratta delle famose uova al tegamino con pancetta croccante "bacon"; come contorno possono essere serviti pomodori alla griglia, funghi, fagioli o pane tostato. 
Gli amanti del pesce apprezzeranno sicuramente la quarta portata: aringa affumicata oppure semplice pesce cotto con riso. 
Per finire, si conclude il pasto con del pane tostato e marmellata (possibilmente di arance) accompagnato a una tazza di tè caldo con latte. 


Per noi italiani credo sia difficile cominciare la giornata con ben 5 portate ma come si dice di solito: tentar non nuoce! Io l'ho fatto, senza cerimoniale è chiaro, ma devo dire che è stata comunque un'esperienza culinaria interessante. (Bhè ovviamente poi non ho pranzato!). Tra l'altro con il clima polare che abbiamo da queste parti non fa certo male uscire di casa la mattina con qualche caloria in più.

sabato 19 febbraio 2011

un risveglio dolce e ipercalorico..


La mattina londinese, come nella maggior parte d'Europa, comincia molto presto. Il perché? 
E' molto semplice: non esistono le persiane. In effetti credo faccia parte solo delle culture che si affacciano sul Mar Mediterraneo, ma mi chiedo comunque come facciano a vivere senza.
Vediamo un pò di storia di queste fantastiche amiche del buon sonno...
"E' durante il Settecento che in Europa si sente parlare di "persiana". Il nome stesso ci rimanda alla sua probabile provenienza orientale: il sistema a lamelle orizzontali fisse od orientabili é detto anche "a gelosia" proprio perché la leggenda vuole che i gelosi uomini persiani volessero impedire alle loro donne di essere viste dall'esterno nel caso in cui queste avessero voluto guardare fuori.
Da questo momento e fino agli inizi del Novecento, non c'é dipinto o qualsiasi altra illustrazione che non riporti l'immagine di edifici se non con persiane, proprio a testimoniare del grado di diffusione che questo serramento raggiunge nell'epoca moderna.
La ricerca e lo studio di nuovi materiali hanno portato prima di tutto ad un più diffuso uso del ferro (per la verità già usato per gli infissi fin dal tempo dei Romani), successivamente con l'avvento dell'alluminio isolato come materiale puro (1850) gli infissi hanno subito una evoluzione tecnologica a livello di prestazione grazie anche alla facile lavorabilità del materiale sia a caldo che a freddo.
Durante gli anni Settanta la diffusione delle materie plastiche provenienti dal petrolio coinvolge anche il settore serramentistico: in particolare si usa il PVC rigido per la la realizzazione dei profili per serramenti. Non è più una questione di forma più o meno grande o di tipologia (alla romana, alla genovese, a ghigliottina, ecc.) ma la storia del serramento corre .."

Come vi dicevo la mia giornata è iniziata molto presto, nonostante sia sabato e avrei potuto passare qualche ora piacevole nel lettuccio. E quale occasione migliore per provare i famosi PANCAKE?!
Si tratta di un piatto tipico della colazione americana ormai diventato famoso in tutto il mondo, tanto che ogni paese ne ha inventate differenti varianti e nomi.
Negli Stati Uniti, i pancake sono anche chiamati hotcakes, griddlecakes o flapjacks
Pancake simili a quelli nordamericani, ma più piccoli, sono consumati in Gran Bretagna e vengono chiamati Scottish pancakes, in Irlanda invece vengono mangiati tradizionalmente per il Martedì Grasso o Pancake Tuesday. Qui raramente sono serviti come prima colazione, vengono considerati più come dessert.
In Australia e Nuova Zelanda si chiamano pikelets e vengono serviti con panna e marmellata o in alternativa col burro.
Le crêpes francesi, impastate con farina, latte e uova, sono molto più sottili e possono essere servite con molteplici ingredienti dolci o salati a seconda dei gusti.
Nei Paesi Bassi la parola pannenkoek è traduzione letterale di pancake. Gli ingredienti sono gli stessi delle crêpes francesi, ma si cucinano meno sottili. Vengono consumati come seconda colazione, in genere i ristoranti che vendono pannenkoeken separano la lista di quelle salate (con formaggio, prosciutto, cipolle, zenzero) da quelle dolci (con marmellata, uvetta, frutta). Per la pannenkoek semplice sono sempre a disposizione sul tavolo sciroppo di zucchero e zucchero a velo.
In Polonia sono diffusi i naleśniki, ripieni per esempio di spinaci, la variante russa invece si chiama blini ed è un piatto salato (farcite per esempio con caviale).
In Romania sono dette clătită e sono salate o dolci, in Cina sono detti Bing Zi mentre in Cile vengono serviti con latte o manjar e sono chiamati panqueque.
In Italia non sono molto conosciuti o forse non sono considerati veri e propri dolci, tra l'altro la tipica colazione italiana, cappuccino e cornetto, è molto diversa da quella americana. Comunque l'impasto che forse si avvicina di più a quello del classico pancake è quello dei necci toscani.

RICETTA
250 ml Latte
1 Uovo
45 gr Burro fuso
120 gr Farina
1 cucchiaio di Zucchero
1 pizzico di Sale
1 cucchiaio di Bicarbonato
Burro per ungere la padella

-Pancake di Elina-

La mia variante? STRAWBERRY PANCAKE.
Una colazione diversa, piacevolmente ipercalorica...Elina & Cino consigliano di provare!
Buona giornata.
Da Londra è tutto...alla prossima!

martedì 15 febbraio 2011

A FUGASSA ligure


Tra le tante mancanze culinarie degli inglesi aggiungo, e con una certa amarezza, la Focaccia.
Si, amici liguri e non, qui la focaccia non sanno neanche cosa sia; In compenso si sono inventati centinaia qualità di pane differenti: con l'uvetta, con pomodori, giallo, nero, verde, al formaggio, con il sesamo e persino con la frutta.
Sarà l'orettina di insegnare a questi panettieri inglesi come si fa un pane decente, e soprattutto come si fa la Focaccia Genovese?!


Come tutti sapranno, oppure no, la focaccia alla genovese, in dialetto “a fügassa”, è una specialità tipica della cucina ligure. 
La sua tradizione è fortemente radicata nella cultura genovese e la sua antica preparazione è diventata presidio Slow Food, e proprio secondo tale presidio l'intero ciclo di lavorazione della focaccia, proprio come in origine, dovrebbe essere superiore alle 8 ore, una lievitazione molto lunga quindi. 
Inoltre una focaccia per essere la focaccia alla genovese deve essere alta mediamente due centimetri, deve essere morbida e croccante allo stesso tempo, mai gommosa e lucida d'olio, ovviamente extravergine.
Alcuni prima di infornarla bagnano la pasta con una leggera spruzzata di vino bianco.
Il segreto della sua fragranza è costituito dalla qualità della farina e soprattutto dall'uso di olio extravergine d'oliva, per questo è molto importante non usare altri tipi di olio.
Ormai la focaccia alla genovese viene preparata in quasi tutti i forni in tutta Italia, anche se a parere di molti la vera focaccia la si può apprezzare SOLO nelle città liguri e nei piccoli borghi dislocati lungo tutta la riviera.

-Ricetta-
dosi per 6 persone
400 ml. Acqua
600 gr. Farina
25 gr. Lievito di Birra
140 ml. Olio extravergine di oliva
15 gr. Sale
2 cucchiaini di Zucchero o 1 di Malto


Sciogliete il sale nell'acqua tiepida e versate nella planetaria, o in un qualsiasi altro contenitore se impastate a mano, il malto o in alternativa lo zucchero, 40 ml di olio di oliva; aggiungete metà della farina nella ciotola e mescolate fino ad ottenere una pastella omogenea e piuttosto liquida. Unite a questo punto il lievito di birra sbriciolato e impastate per altri 2-3 minuti, dopodiché aggiungete la restante farina ed impastate di nuovo fino ad ottenere un composto omogeneo che risulterà piuttosto appiccicoso. Versate 50 ml di olio extravergine di oliva sulla teglia per la cottura della focaccia, spolverizzate con pochissima farina un piano di lavoro e poneteci sopra l’impasto, poi lavoratelo qualche secondo per dargli forma rettangolare, ponetelo sulla teglia oliata e spennellate l’impasto con l’olio presente nella teglia stessa e mettetelo a lievitare per circa un’ora, un’ora e mezza a circa 30°, fino a che il suo volume sarà almeno raddoppiato (potete accendere la luce del forno e mettere l’impasto a lievitare li dentro con la porta chiusa).
Trascorso il tempo necessario prendete l’impasto della focaccia e stendetelo su tutta la superficie della teglia, avendo cura di assicurarvi che al di sotto di esso vi sia ancora abbondante olio. Spennellate la superficie della focaccia di olio e cospargete con sale grosso, fate lievitare di nuovo a 30° per circa mezz'ora.
Trascorsa la mezz'ora prendete l’impasto per focaccia e pressatelo in maniera decisa con i polpastrelli, creando così i caratteristici buchi che contraddistinguono questa focaccia, a questo punto irrorate la focaccia con i restanti 50 ml di olio extravergine di oliva e mettete di nuovo il tutto a lievitare per circa 30 minuti sempre a 30°.
E’ ora di infornare la focaccia in forno già caldo a 200° per almeno 15 minuti, ma prima di farlo dovrete spruzzare la sua superficie con dell’acqua a temperatura ambiente; estraete la teglia dal forno e poi fate intiepidire la focaccia su una gratella prima di tagliarla.
-Curiosità-
Per gustare la focaccia alla genovese esistono dei veri e propri riti, uno dei quali ci invita ad assaporarla rovesciata in modo che le papille gustative incontrino prima il sapore ardito del sale, poi quello gentile dell'olio e, infine, quello dolce e morbido della pasta. 
Un modo tutto genovese di mangiare la focaccia, e che spesso fa inorridire i non genovesi, è invece quello di inzupparla nel caffè latte... I genovesi DOC, riconoscono addirittura la qualità e la bontà di una focaccia proprio gustandola in questo modo! Bisognerà provare...
Record: Il 27 luglio del 2008, grazie alla collaborazione di tre panifici del territorio, il comune ligure di Borzonasca, in valle Sturla, ha stabilito il record mondiale gastronomico della focaccia alla genovese più lunga del mondo. I vari pezzi di focaccia sono stati tra di loro incollati con un'apposita colla per cucina, e dislocati su teglie lungo il centro storico del paese. 
La misurazione, effettuata con opportuni strumenti da esperti, è risultata essere di 807 metri. Per la preparazione sono stati utilizzati 300 chilogrammi di farina e 150 litri d'acqua.

Speriamo che qualche inglese abbia preso appunti!!!!

lunedì 14 febbraio 2011

il perché di oggi...

Perché in Inghilterra si guida a sinistra?


Spinta dalla curiosità di sapere il motivo che ha spinto questi inglesi a scegliere di guidare "al contrario" rispetto a tutto il resto d'Europa, mi sono imbattuta in diversi siti e blog, e con immenso piacere ho potuto constatare che altri come me si sono fatti la stessa domanda. Da principio, non conoscendo ancora i fatti, ho dato subito la colpa agli inglesi e al loro bisogno di sentirsi diversi e superiori: prima con il calcio, poi con le macchine e infine con la moneta. Ma mi sbagliavo! 
Vediamo un pò come sono andati i fatti...


Nel Medioevo quasi tutti camminavano sul lato sinistro della strada, il motivo è molto semplice: si era nella posizione migliore per poter usare la spada, visto che la maggior parte delle persone erano e sono tuttora destri; Si riduceva inoltre la possibilità che il fodero, ovviamente indossato sulla sinistra, potesse colpire le persone che camminavano in senso opposto, e infine risultava anche più facile salire a cavallo, sempre dalla sinistra e sempre per via del fodero. Ora, quello che mi chiedo è: possibile che nel Medioevo tutti andassero in giro armati fino ai denti? Ma questa è un'altra storia.
Questa pratica fu addirittura formalizzata intorno il 1300 in un editto papale da Papa Bonifacio il quale disse a tutti i pellegrini di viaggiare sul lato sinistro della strada. Parole Sante!
Nel 1773 per un improvviso aumento di cavalli sulle strade il Governo Britannico introdusse "The General Highway's Act", un codice stradale in cui si ordinava di tenere la sinistra.  Divenne legge nel 1835.


Come venne introdotta invece la guida a destra?
Verso la fine del '700 i primi camionisti in Francia e in America cominciarono a trasportare prodotti agricoli in grandi vagoni tirati da numerosi cavalli. Questi vagoni non avevano il sedile per l'autista e quest'ultimo si sedeva sull'ultimo cavallo a sinistra, cosi poteva avere il braccio destro libero per poter frustare i cavalli. 
Nel 1789 la Rivoluzione Francese diede un forte contributo a questa regola, in quanto prima della Rivoluzione, gli aristocratici francesi erano abituati a viaggiare velocemente sulla sinistra della strada costringendo i contadini a viaggiare sul lato opposto. Con la caduta della Bastiglia gli aristocratici preferirono viaggiare sulla destra per passare inosservati. Nel 1794 fu introdotta una legge a Parigi in cui veniva stabilito di tenere la destra. La stessa legge era stata emanata un anno prima in Danimarca. 
Con l'Impero di Napoleone e con la conquista da parte sua della maggior parte dell'Europa, si incominciò a viaggiare sulla destra, ovviamente esclusi i Paesi che si erano opposti a quest'ultimo quali appunto il Regno Unito che continuò a viaggiare sulla sinistra portando le sue regole anche nelle colonie quali India, Africa, Australia e Asia.


Alla prossima curiosità...

Quello che ...

Poche ore prima della mia partenza per Londra, e precisamente nella libreria dell'aeroporto di Pisa, ho comprato una Guida Turistica della città dove avrei presto vissuto. Superato lo shock iniziale del prezzo e dopo una prima lettura, a circa un'ora di aereo avevo le idee un pò confuse. Non so bene perché, forse gli oltre sette milioni di abitanti, forse i 1600 kmq di estensione, o forse per le 14 aree in cui la mia guida aveva suddiviso il "centro" città. 
Dopo l'atterraggio, e già abbastanza scombussolata per la mia maledetta paura di volare, il mio clima d'incertezza si scontrò con il Clima del nuovo Paese ospitante. Una lotta di nervi che alla fine ho vinto (e continuo a vincere) grazie al mio fidato Woolrich. 
A una settimana esatta dal mio atterraggio in terra londinese, e senza aver avuto neanche il tempo di capire dove mi trovavo, eccomi assunta a lavorare in un ristorante come barista. E chi aveva mai fatto la barista prima di allora?! E soprattutto, avete un'idea di che cosa significa imparare un mestiere sotto Natale a Londra?!
La cosa certa è che ho imparato e anche in fretta. Della Londra natalizia non saprei dirvi nulla, visto che non l'ho praticamente vista! Passato il treno delle feste e passata anche la frenesia ho cominciato a esplorare questo piccola-megalopoli di paradiso... 
La mia Guida si è rivelata un prezioso strumento, a volte la portavo, e la porto ancora, con me quando vado a lavoro, e durante il viaggio in treno mi diverto a pianificare il weekend successivo, si perché la posso utilizzare, purtroppo, solo nel fine settimana, ma insieme al mio compagno di vita e avventure. Un percorso che sta intrecciando in nostri interessi e ci sta facendo apprezzare le nostre diversità; 
In fondo scoprire una nuova città, Paese è un pò come riscoprire noi stessi, no?!  
Vi dirò di più, io che sono sempre stata una gran dormigliona, da quando vivo qui adoro alzarmi presto la mattina...Forse è proprio la curiosità a svegliarmi! Ho paura di andarmene senza vedere strade, angoli di città  non commerciali, musei o mostre non abbastanza pubblicizzati, mercatini di periferia, un musical a teatro, una scultura bellissima e sconosciuta al centro di qualche parco... 
Ho paura di andarmene senza conoscere fino in fondo Londra.

sabato 12 febbraio 2011

We are London


LONDRA..in breve


Londra è un'area amministrativa inglese di 7.556.905 abitanti, capitale e maggiore città del Regno Unito e dell'Inghilterra; è situata nella parte meridionale della Gran Bretagna. Metropoli multietnica, è una città che ha enorme influenza in fatto di cultura, comunicazione, politica ed economia. E' la terza piazza borsistica del mondo e i suoi cinque aeroporti internazionali ne fanno il più grande snodo del traffico aereo globale.
La sua area metropolitana conta oltre 12 milioni di residenti e si estende per svariate decine di chilometri lungo la valle del Tamigi, fino al suo enorme estuario. Gli abitanti, chiamati londinesi (londoners) appartengono a diverse nazionalità, religioni e culture.
A Londra hanno sede numerose istituzioni, organizzazioni e società internazionali.
Vi si trovano importanti musei, teatri e sale da concerto.
Dal 2000, con le riforme volute dal governo di Tony Blair, Londra è amministrata in maniera federale da un'unica autorità centrale, la Greater London Authority.
Quindi dal punto di vista amministrativo la Greater London si divide nella City of London ed in 32 “London Boroughs” di cui 12 (oltre la City of London) costituiscono la Inner London e 20 la Outer London. I boroughs sono la principale forma di governo locale a Londra e svolgono molti servizi civici nelle aree di competenza. La City è invece retta dalla storica Corporation of London. Il sindaco di Londra (Mayor of London) è, dopo le elezioni che si sono tenute il 1° maggio 2008, il conservatore Boris Johnson. 




I mezzi di trasporto come Simboli
La London Underground (detta "The Tube") è stata la prima metropolitana ad essere costruita, ed è oggi seconda al mondo come estensione dopo quella di Shanghai. Ha cominciato a funzionare il 10 gennaio 1863, sul tratto allora chiamato Metropolitan Railway; da qui è derivato il termine odierno "metropolitana". Oggi la maggior parte della linea originaria costituisce la linea Hammersmith & City.
La metropolitana di Londra è suddivisa in 11 linee e serve 270 stazioni. Viaggia complessivamente su 408 km di linee. Nel 2004-2005 la metro raggiunse un record di passeggeri di 976 milioni, una media di 2,67 milioni al giorno. Il 55 % dei tratti della metropolitana si trova in superficie e non sottoterra.
La popolare locuzione "mind the gap" ha la sua origine proprio nella metropolitana di Londra.



Altro simbolo di Londra sono i famosi autobus rossi, ad un piano ("single-decker") o a due piani ("double-decker"). Oggi la maggior parte dei bus sono moderni ma se si vuole fare un salto nel passato non perdete il numero 9 o il numero 15.



Infine come non parlare dei famosi Black cabs londinesi (Taxi). Dotati di un massimo di 5 posti per i passeggeri, sono i mezzi più comodi per chi ha dei bagagli o semplicemente desidera viaggiare senza la confusione di autobus e metropolitana. Ogni giorno migliaia di Londinesi e di turisti usano questi veicoli i cui autisti sono diventati leggenda per la loro conoscenza enciclopedica della capitale britannica e di tutte le sue strade.
La tradizione dei taxi a Londra ha origine fin dai tempi delle carrozze. La normativa "Conditions of fitness" sulla sicurezza dei passeggeri risale addirittura al 1679, ed è tuttora in vigore. Il primo taxi motorizzato di Londra compare nel 1897: chiamato "Bersey", era alimentato ad energia elettrica ed era detto "Hummingbird" (colibrì) per il suo rumore; ma l'autonomia del veicolo era troppo limitata per durare a lungo. Nel 1903 vengono così introdotti i primi taxi a gasolio, di cui il primo esempio fu la Prunel, di produzione francese.
In seguito molte ditte si sono succedute nella fornitura di veicoli (prima fra tutte la Austin, con le sue FX3, introdotta nel 1948, e la FX4, dal 1959).
La versione odierna dei Black cabs è chiamata TX1, che segue la linea della vecchia FX4 ma con interni molto più moderni. Un nuovo taxi oggi può costare dalle 25.000 sterline in su, e la licenza di guida a Londra per i tassisti viene ritirata dopo 10 o 12 anni e centinaia di migliaia di miglia di servizio. Inutile dire che i taxi che non possono più circolare sono un vero tesoro da collezione per gli appassionati!
Nonostante il nome, i Black cabs possono essere anche verdi, gialli, blu; le caratteristiche che lo contraddistinguono sono la forma caratteristica e la scritta "TAXI" in giallo in alto, che li differenzia da taxi privati e/o abusivi. Questi mezzi di trasporto sono considerati molto cari (il trasporto andata e ritorno tra l'aeroporto di Heathrow e il centro di Londra può costare in tutto intorno alle 90 sterline, contro le 26-27 sterline del viaggio in treno e le poche sterline della metropolitana), ma sono perfetti per viaggiare velocemente in centro città. I tassisti londinesi faranno di tutto per raggiungere la destinazione il più presto possibile. 
È utile per i passeggeri aggrapparsi alle maniglie sopra i finestrini per non essere sballottati a destra e a sinistra per tutto il viaggio!!!



Un viaggio nella Letteratura
Nella capitale britannica si svolgono molte delle avventure di Sherlock Holmes, personaggio inventato da Arthur Conan Doyle; inoltre in Baker Street è possibile visitare la casa del famoso detective. Il fatto curioso è che ancora oggi la cassetta della posta è sempre piena di richieste per risolvere fatti-casi inspiegabili!
Tra le altre opere famose ambientate in questa città vi sono "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" di Robert Louis Stevenson e "Peter Pan" di James Matthew Barrie (ambientato nei Kensington Gardens, dove si può oggi ammirare persino una statua dedicata al personaggio di Peter Pan), due libri che amo particolarmente! 
Ambientata a Londra è anche la storia del famoso Harry Potter. Il binario 9 ¾, citato nel primo libro della saga, si troverebbe nella stazione ferroviaria di King's Cross, dove si può oggi notare tale scritta su uno degli archi tra i binari 9 e 10 della stazione. Che cosa può fare il cinema!

E questa è solo una piccola parte della storia infinita di questa città così affascinante, ricca e misteriosa....

venerdì 11 febbraio 2011

DOLCI SCOPERTE...

Londra...
Oltre essere una delle città più affascinanti e multiculturali al Mondo, Londra è per i curiosi come me un terreno fertile per continue scoperte. Proprio oggi mentre curiosavo per le stradine nei dintorni di Covent Garden mi sono imbattuta, causa fame, in una pasticceria molto graziosa. E' incredibile la quantità di dolcetti, torte, creme, cioccolatini che si possono trovare; e solo dopo aver frequentato un discreto numero di "case dei golosi" ho capito una cosa molto importante: anche le pasticcerie rispecchiano lo spirito londinese, sono multietniche! 
Forse perché in fin dei conti i dolci inglesi, anzi IL dolce, l'unico, non è questo gran che...di bontà: il PUDDING.


"Si tratta di un sostanzioso budino fatto solitamente con farina, sugna, frutta secca e spezie, a cui possono essere aggiunti svariati altri ingredienti. Nelle famiglie inglesi la ricetta spesso viene tramandata di generazione in generazione.
In Inghilterra la tradizione vuole che il Christmas pudding venga cucinato nel mese di novembre, all’inizio dell’Avvento, anche se poi non verrà consumato fino al 25 dicembre. Più precisamente il pudding dovrebbe essere preparato nella venticinquesima domenica dopo la Trinità, usando tredici ingredienti, per rappresentare Cristo e i discepoli, e si dice che ogni membro della famiglia dovrebbe mescolarlo con un mestolo di legno, girando da est a ovest in onore dei Re Magi. È usanza, infine, inserire nel composto del dolce delle monetine, avvolte nella carta d’alluminio, che porteranno fortuna a chi le troverà il giorno di Natale. C’è anche chi preferisce inserire un anello, premonitore di matrimonio entro un anno, oppure ditali e bottoni, al contrario per le donne indizio di nubilanza.
Le origini del Christmas pudding, secondo il principale produttore della pietanza, Matthew Walker, sarebbero da rintracciare nel “frumenty”, un bollito di montone e manzo al vino condito di prugne e uvetta, documentato fin dal XIV secolo"


Dopo aver reso omaggio al tipico dolce inglese passiamo a quelle dolci scoperte di cui adesso non posso più fare a meno. L'infinità di scelte possibili mi ha portata a un bivio : andare sul sicuro o scegliere di conoscere le dolcezze degli altri Paesi, a mio rischio e pericolo. 
Ho scelto la seconda opzione (stranamente, visto che sono piuttosto abitudinaria) e da qualche tempo a questa parte sto scoprendo le altre culture attraverso la loro pasticceria. 
Piacere e conoscenza...


Inizierei con i dolci americani. Sono probabilmente quelli più conosciuti e quelli più apprezzati: dal classico Muffin, ai Brownies, fino ai Cookies e alla Cheescake. 
Qui però è d'obbligo aprire una parentesi sia sulla storia del Muffin sia sul famigerato dolce al formaggio. 


"I muffins sono dei tipici e soffici dolcetti americani o inglesi, il cui nome è di origine incerta: ci sono versioni che ipotizzano derivi dalla parola francese “moufflet”, una sorta di pane molto soffice, o da quella Germanica “muffe”, nome di una specie di torta. 
Come abbiamo accennato, esistono due tipi di muffin: americano (creato intorno al 1800) e inglese (creato nel X o XI secolo in Galles). 
I muffins americani, come quelli inglesi, possono essere dolci o salati, ma vengono preparati con lievito chimico in polvere (o bicarbonato), mentre quelli inglesi sono preparati con lievito madre o di birra"


"Il New York Cheesecake, è un dolce tipico della tradizione americana, per la precisione di New York. 
Il cheesecake è preparato con crema fresca di formaggio, e si ritiene che abbia antichissime origini greche; infatti la prima traccia di cheesecake di cui si abbia notizia si ha nel 776 a.C. nell’isola di Delos, in Grecia, come dolce servito agli atleti nei primi giochi olimpici della storia.
I romani, esportarono dalla Grecia la ricetta del cheesecake, che si propagò in tutta Europa, e secoli dopo apparve in America con la ricetta portata dagli immigrati. 
Nel 1872 un lattaio americano di nome James L. Kraft, nel tentativo di ricreare il formaggio francese Neufchatel, incidentalmente inventò il formaggio fresco pastorizzato che poi chiamò Philadelphia, e nel 1880 cominciò la grande diffusione di questo prodotto e il suo utilizzo per la preparazione della moderna cheesecake. 
Oggi, i migliori produttori di cheesecake, secondo quanto affermano gli stessi americani, si trovano a New York"

(Ringrazio Giallo Zafferano - sito ricchissimo di ricette e storia di ogni piatto)


Dopo questa piccola finestra storico-culinaria passiamo alle ricette..


BROWNIES


Dosi per 6 persone:
175 gr. Burro
Cacao in polvere
60 gr. di Nocciole
120 gr. Farina
120 gr. Zucchero
200 gr. Cioccolato
2 uova
Lievito in polvere 




Tagliate il cioccolato a pezzettoni; in una pentola capiente fate sciogliere il burro a fiamma dolce, aggiungete il cioccolato spezzato e il cacao, mescolate con una spatola fino a quando non sarà completamente sciolto ed amalgamato. Togliete dal fuoco e lasciate intiepidire.
Nella planetaria unite le uova e lo zucchero e montate per qualche minuto; unite a filo il cioccolato fuso con il burro e il cacao, la farina setacciata con il lievito e tritate le nocciole a coltello grossolanamente. Unite anche le nocciole nella planetaria, amalgamate bene il tutto e versate il composto in uno stampo rettangolare da 20cmx28cm (oppure uno tondo da 24cm) rivestito di carta forno.
Infornate in forno caldo a 180º per 40 minuti. 
Lasciare riposare la torta 10 minuti prima di tirarla fuori dallo stampo. Infine tagliatela a quadretti.


COOKIES

Ingredienti per 12 cookies:
225 g di farina (io 300 g)
175 g di zucchero
125 g di burro (io 100 g)
1 bustina di lievito
1 pizzico di sale
125 g di gocce di cioccolato fondente
50 g di cioccolato al latte
60 g di nocciole
1 uovo


Mescolate la farina con il pizzico di sale e il lievito; unire lo zucchero.
Aggiungete il burro e amalgamate bene il tutto. L'impasto sarà inizialmente molto bricioloso, a questo punto aggiungete l'uovo. Lavorate velocemente l'impasto che risulterà essere simile ad una pasta frolla.
Tritate le nocciole e il cioccolato al latte grossolanamente e incorporateli all'impasto insieme alle gocce di cioccolato fondente.
Fate tante palline e disponetele sulla placca foderata da carta forno. Ponetele in frigorifero a riposare per 20 minuti.
Cuocete in forno a 180° per 10 minuti.

Ho scelto di mettere solo queste due ricette perché secondo me sono quelle "meno" conosciute e credetemi vale la pena provarli...


Spero di aver addolcito così anche le vostre di giornate!